Herbert von Karajan in Berlin (1944) - Beethoven-Bruckner [Flac][TNTvillage]


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Herbert von Karajan in Berlin 1944
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    CD 2 - Bruckner
          01 II. Scherzo. Allegro moderato.flac -
58.54 MB

          02 III. Adagio. Feierlich langsam, doch nicht schleppend.flac -
98.14 MB

          03 IV. Finale. Feierlich, nicht schnell.flac -
117.21 MB

          Bruckner Symphony No.8 in C minor.log -
2.25 KB

          Karajan, Preussiche Staatskapelle - Bruckner Symphony No.8 in C minor.log -
2.25 KB

    CD1 - Beethoven
          01 Sinfonie NR.3 Es-Dur, Op.55 'Eroica'- Allegro Con Brio.flac -
51.43 MB

          02 Sinfonie NR.3 Es-Dur, Op.55 'Eroica'- Marcia Funebre.flac -
49.99 MB

          03 Sinfonie NR.3 Es-Dur, Op.55 'Eroica'-Scherzo Allegro Vivace.flac -
18.74 MB

          04 Sinfonie NR.3 Es-Dur, Op.55 'Eroica'-Finale- Allegro Molto.flac -
38.89 MB

          Herbert Von Karajan - Herbert Von Karajan In Berlin 1944 - CD 1.log -
2.59 KB

          Herbert Von Karajan In Berlin 1944 - CD 1.log -
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Description



Herbert von Karajan in Berlin (1944) - Beethoven-Bruckner [Flac] [Tntvillage.Scambioetico]



HERBERT VON KARAJAN IN BERLIN 1944

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CD 1
01 Sinfonie NR.3 Es-Dur, Op.55 'Eroica'- Allegro Con Brio flac
02 Sinfonie NR.3 Es-Dur, Op.55 'Eroica'- Marcia Funebre flac
03 Sinfonie NR.3 Es-Dur, Op.55 'Eroica'-Scherzo Allegro Vivace flac
04 Sinfonie NR.3 Es-Dur, Op.55 'Eroica'-Finale- Allegro Molto flac
Herbert Von Karajan - Herbert Von Karajan In Berlin 1944 - CD 1 log
Herbert Von Karajan In Berlin 1944 - CD 1 log
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CD 2
01 II. Scherzo. Allegro moderato flac
02 III. Adagio. Feierlich langsam, doch nicht schleppend flac
03 IV. Finale. Feierlich, nicht schnell flac
Bruckner Symphony No.8 in C minor log
Karajan, Preussiche Staatskapelle - Bruckner Symphony No.8 in C minor log
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CD 2 - BRUCKNER
La registrazione del I Movimento è andata persa.
Il IV Movimento è il primo esperimento di registrazione Stereo (a 2 canali)
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LUDWIG van BEETHOVEN (1770 - 1823)
Sinfonia n. 3 - in Mi Bemolle maggiore Op. 55 "Eroica"


La terza sinfonia di Beethoven (1770 - 1827) in Mi bemolle maggiore op. 55 detta "Eroica" fu composta fra il 1802 e 1804 ed eseguita nell'agosto 1804 a Vienna.
La sinfonia fu inizialmente scritta per Napoleone Bonaparte e rappresenta la sintesi di tutta l'aspirazione all'epos riscoperta negli anni della rivoluzione. In essa si avverte la volontà di tenere insieme la musica e la realtà che già era stata avvertita, se pur in forma primitiva, nella pièce à sauvetage, nella marcia, nell'inno e nel pezzo strumentale a programma.
Beethoven, che come Hegel aveva visto nel generale corso "cavalcare lo spirito del mondo", scrive una dedica al Bonaparte, dedica che in seguito disconoscerà in un impeto di sdegno deluso dopo che Napoleone si sarà fatto incoronare imperatore. Proprio per questa delusione la sinfonia sarà quindi definitivamente intitolata (in italiano) "Sinfonia Eroica dedicata al sovvenire di un grand'uomo".
Il definitivo dedicatario sarà il Principe Joseph Franz Maximilian Lobkowitz, un aristocratico boemo appassionato di musica e buon violinista dilettante che ne ospitò nel proprio palazzo la prima esecuzione. La Sinfonia Eroica si presenta con grande solennità storica. Beethoven ricerca di proposito il luogo comune tematico: il primo tema, avvicinato ad una lunga teoria di temi in mi bemolle ripetuto innumerevoli volte in un isolamento statuario, lascia scoperti, volutamente, i dati di partenza; il tema finale, che era già stato impiegato nell'ultimo episodio delle Creature di Prometeo con numerose variazioni di pianoforte, viene inserito per far comprendere meglio la nuova e grandiosa maniera del costruire.
Le dimensioni complessive dell'"Eroica" (la più lunga sinfonia scritta sino a quel momento) sono superate solamente dalla Nona Sinfonia. Il volume dell'orchestra è vibrante e per la prima volta in una sinfonia vengono usati tre corni e i singoli accordi sono ricchi di sforzati di notevole evidenza.
La trasfigurazione epica raggiunge il massimo nella "Marcia funebre" con i rulli dei timpani, le trombe dal suono apocalittico, il fugato centrale e la melodica divagazione della coda. Il manoscritto originale è andato perduto ma esiste una copia riveduta dall'autore nell'archivio degli "Amici della Musica" di Vienna.
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ANTON BRUCKNER (Ansfelden, 4 settembre 1824 – Vienna, 11 ottobre 1896)
Sinfonia n.8 in do minore

L'idea che arte e religione abbiano radici comuni, e che anzi possano fondersi in un'unica entità in cui trovino espressione al tempo stesso umano e divino, anelito struggente e rivelazione, fu un tema centrale dell'Ottocento. Esso ricorre in aspetti diversi, e nell'opera di Anton Bruckner ebbe un'impronta particolare: la musica vista come ricerca del senso ultimo delle cose e come una confessione di fede del tutto personale. In nessuna delle sue composizioni strumentali quest'idea traspare in modo più chiaro che nell'VIII Sinfonia. Qui non si tratta solo di "forme sonore in movimento" secondo la famosa definizione di Eduard Hanslick sull'essenza della musica, bensì - come disse un altro critico - della "consapevolezza dell'omogeneità sostanziale dell'animo umano con la natura cosmica, del desiderio struggente di sprofondare in essa e di perdersi nell'infinito". Malgrado tutti i pro e i contro estetici e ideologici che una tale concezione musicale può suscitare ancora oggi, l'ascoltatore deve farsi consapevole, per dirla con Ernst Bloch, del "magico" e "serafico" di questa musica, del "sostrato di una fede, qui ancora realmente genuina, in una sovranità celestiale, a cui si riferiscono i maestosi accordi bruckneriani". Senza questo aspetto si perderebbe una dimensione essenziale della sua musica.
Bruckner lavorò alla sua VIII Sinfonia a più riprese, fra il 1884 e il 1890. In questo periodo gli sbalzi fra una euforica creatività e una profonda sfiducia nelle proprie capacità indicano eloquentemente quale fosse il suo stato d'animo. All'inizio, grazie al successo riportato dalle esecuzioni della sua Settima Sinfonia, si sentì spronato nel suo nuovo lavoro; ma in seguito, quando anche alcuni suoi amici musicisti (Hermann Levi, Joseph Schalk e altri) gli mossero delle critiche, Bruckner fu preso da dubbi e decise - sempre pronto ad accettare consigli altrui - di apportarvi trasformazioni radicali. Colto da una vera febbre di rielaborazione, sottopose non solo questa Sinfonia, ma anche altre che l'avevano preceduta a una profonda revisione. (La registrazione presente segue la versione dell'"Edizione critica completa" curata da Robert Haas, dove, nonostante tutte le difficoltà filologiche, si cerca di tenere fede alle intenzioni di Bruckner: essa si basa infatti sull'autografo della versione definitiva, come sulla bozza per la prima edizione a stampa, e inoltre il testo è stato emendato da aggiunte estranee).
L'Ottava Sinfonia fu eseguita per la prima volta il 18 dicembre 1892 a Vienna, sotto la direzione di Hans Richter. Alcune indicazioni di Bruckner riguardo a questa partitura possono valere come riferimenti programmatici, ma la maggior parte di esse è da intendersi come un chiarimento delle implicazioni descrittive di singoli passi. Si consideri ad esempio il primo movimento (è l'unico movimento iniziale di una Sinfonia bruckneriana che non si conclude in un'atmosfera raggiante, bensì si spegne in pianissimo!): al punto culminante di esso dovevano trovarsi le parole "Annuncio di morte", mentre le sue ultime misure, scandite sottovoce in una lugubre pulsazione, rappresenterebbero 'L'orologio dei morti". Altre espressioni quali "Il Michel tedesco" (come era stato intitolato lo Scherzo) o "Incontro dei tre imperatori" (quale motto per il Finale) dicono ben poco e danno tutt'al più un'indicazione sommaria sul carattere globale di questi movimenti.
Il fatto che Bruckner modifichi la successione tradizionale dei movimenti e faccia risuonare lo Scherzo prima dell'Adagio è dovuto certamente al proposito di far seguire ad un movimento più 'ponderoso' uno più 'leggero'. Ma in ciò si può scorgere anche un richiamo alla Nona di Beethoven, che sotto molti aspetti ne fu il modello: così, per esempio, nell'ultima parte del Finale risuonano ancora una volta i temi principali di tutti i movimenti precedenti, riassunti in una grandiosa sintesi contrappuntistica.
Un elemento essenziale del linguaggio musicale di Bruckner è la successione di singoli blocchi a sé stanti, spesso con cambiamenti improvvisi di timbro (si passa ad esempio dai fiati del registro acuto agli archi di quello grave) o con effetti d'eco indistinta, e spesso anche con un nuovo avvio di un monumentale crescendo, che quasi trascina l'ascoltatore nel vortice di un movimento ondoso sempre più imponente. E vi sono sempre connessi improvvisi mutamenti di carattere, ad esempio da momenti di solennità trionfale si trapassa a squarci di delicato lirismo. Se si considera poi l'impianto formale complessivo dell'Adagio, se ne potrebbe facilmente immaginare un'integrazione scenica: una processione celestiale, dapprima sommessa, ma che col suo tono innodico sfocia in un crescendo d'intensità drammatica, al cui culmine si spalanca un cielo radioso. Ma questo processo non si compie in maniera continua, bensì prende l'avvio ogni volta da un'ottica diversa e analogamente alla tecnica cinematografica viene interrotto da "tagli" e "dissolvenze". Cambiamenti di atmosfera caratterizzano anche l'armonia, come quando dal maggiore si passa improvvisamente al minore (inizio dell'Adagio) o tutt'a un tratto risuonano regioni armoniche lontane - e ciò va detto sia in senso emozionale che in termini di analisi teorica. (In questo contesto è già significativo che la Sinfonia non comincia nella tonalità fondamentale di do minore, ma in un tessuto armonico ancora nebuloso).
Esattamente come per l'impianto formale complessivo, anche i vari motivi musicali risultano composti dalla somma di singole cellule ricorrenti; colpisce la tipica figurazione ritmica basata sulla successione di tempi binari e ternari (nella misura di 414 si hanno cioè due semiminime e una terzina di semiminime), che spesso si integrano reciprocamente dando luogo a figurazioni metriche complementari (attrito di valori binari e ternari sul tipo della hemiolia).
Nella strumentazione si rivela chiaramente la formazione organistica di Bruckner, quando contrappone ad esempio tra loro i singoli gruppi orchestrali come singoli registri d'organo, o combina determinati strumenti amalgamandoli.
Ma ciò che colpisce, oltre alla scrittura orchestrale compatta e Massiccia, sono anche quei momenti di levità pressoché eterea, in cui sembra che aleggi un assolo desolato dei legni o che si libri il suono di un'arpa. La plasticità di simili procedimenti musicali è innegabile; essa fa parte di quella grande, fantasiosa visione che la musica di Bruckner comunica all'ascoltatore.

Pubblicato da Heinrich von Trotta > venerdì, dicembre 10, 2010
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===> Herbert von Karajan DATI ALBUMDATI TECNICI E NOTE

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